"Nicoletta Dale, una voce tra funky e blues", di Nicola Catenaro-Storieabruzzesi.it Mediaset le offrì, a soli 23 anni, il palcoscenico di una delle trasmissioni di punta della rete. Merito della sua voce, che ricorda quelle di grandi interpreti del funky o del blues. Voce calda, estensione da brivido e tanto ritmo. Ma Nicoletta Dale non è solo una cantante di talento. È una persona solare innamorata della sua città, Teramo, dove il nonno Nino (che oggi non c’è più) e il padre Gianni hanno dato un contributo importante alla storia della musica. E dove Ivan Graziani, stretto amico della famiglia Dale, la cullava da piccola. Figlia d’arte, sì, ma con progetti tutti suoi. Il primo è stato quello didattico-musicale avviato con l’associazione Faremusika. Il secondo è nato da poco ed è il centro polifunzionale Arts Factory, di cui Faremusika, insieme ad altre realtà, è il cuore pulsante. Quanti anni aveva quando partecipò per la prima volta al programma “Sarabanda” di Enrico Papi su Italia Uno? «Avevo 23 anni. Un’esperienza nata per caso. Feci un provino, non speravo di farcela e invece andò bene. A selezionarmi furono musicisti dell’entourage di Demo Morselli. Mi chiesero di interpretare un pezzo di Marina Rei, ‘Primavera’, e quella fu la prima canzone che cantai in trasmissione una settimana dopo. L’intesa con il pianista che mi accompagnava nel provino, appassionato come me di funky, fece il resto. Una cosa nata quasi per scherzo si trasformò in un ingaggio durato più di quattro anni. Un’esperienza che mi ha arricchito molto». Quando ha iniziato a cantare? «Le mie esperienze professionali come cantante solista hanno visto la luce presto, a otto anni, con l’orchestra di papà e in studio di registrazione. La mia voce è stata usata per molti spot pubblicitari che negli anni Ottanta mio padre produceva. Poi sono arrivati I Sosta Vietata, la prima opportunità nella quale acquisire una mia identità musicale. Non ero più la figlia di Gianni o la nipote di Nino, ero diventata Nicoletta Dale. Come nacquero i Sosta Vietata? «Nacquero sulla scia di un progetto di mio padre che, in quel periodo, stava mettendo in piedi un’orchestra fatta solo di giovani. Alcuni di loro diventarono miei amici e decidemmo di fondare una band che suonasse nei locali anche d’inverno. Sono trascorsi diciassette anni e siamo ancora fortemente legati. Una bella storia». Ricordi particolari di quegli inizi? «Sì. La nostra terza serata in assoluto. La facemmo al Tabacchi Jazz, a Silvi Marina. Suonammo per quasi quattro ore. Un successo inaspettato che ha disegnato il nostro percorso». La sua formazione, invece, qual è stata? «Un po’ di Conservatorio, l’Università della musica a Roma, Music Academy a Bologna e poi le lezioni con Elisa Turlà che, con il sistema Voicecraft (Estill Voice Training System, ndr) di Jo Estill, ha rivoluzionato il mio modo di cantare. Oggi, nelle mie lezioni, utilizzo il metodo Voicecraft Evts con figure obbligatorie, un sistema innovativo di insegnamento vocale grazie al quale si possono usare indipendentemente le parti anatomiche del nostro strumento». La musica, nella sua vita, è una sorta di missione o cosa? «Oggi posso dire che, con tutta la passione di cui sono capace, dedico la mia vita alla musica in ogni sua manifestazione, dal palcoscenico alla didattica e alla produzione di spettacoli, cercando di creare opportunità espressive per i giovani talenti del territorio». Che ricordi conserva di suo nonno, Nino Dale? «Mio nonno ha creduto in me e nelle mie capacita sin da bambina stimolandomi costantemente. Anche se, da ribelle quale ero, ho sempre cercato di contraddirlo, oggi sono consapevole di quanto mi ha aiutata e formata». È cresciuta con Ivan Graziani che, spesso, era a casa sua. «Lui era l’idea dell’idolo. Un idolo che ho avuto la fortuna di avere dentro casa. Ero troppo piccola per discutere con lui di musica ma lo ascoltavo incantata mentre parlava con mio padre di tutti i suoi nuovi progetti. Ho amato la sua musica talmente tanto che ho sentito la necessità di dedicargli un musical dal titolo Tatì che presto riproporremo visto il grande successo ottenuto in occasione dell’inaugurazione di Arts Factory». Perché ha fondato l’associazione Faremusika? «È stata la naturale evoluzione dei Sosta Vietata. In origine una sala prove con annessa una piccola aula per le lezioni che io e il chitarrista, Gianluca D’Angelo, iniziammo a tenere. Poi furono necessari spazi maggiori e forza lavoro, quindi anche gli altri componenti della band, Flavio Pistilli, Gianfranco Bassino e Marco Manente, vennero coinvolti attivamente arricchendo il progetto. Oggi non potrei fare a meno di nessuno di loro. La grandezza di Faremusika sta nel creare opportunità di incontro, di scambi e di idee. La costante crescita delle attività organizzate dall’associazione ha incuriosito ed avvicinato molti giovani ed alcuni di loro hanno deciso di creare Arts Factory. Amo guardare come Martina, Alessio e Marcos lavorano alla crescita di un progetto impegnativo come questo e sono orgogliosa di aver in qualche modo influenzato l’intraprendenza di questi giovani e di sostenerlo grazie al fatto che Faremusika è stata la prima associazione a decidere di spostare la propria sede all’interno di questo contenitore culturale». Il suo rapporto con Teramo qual è? «Solo dopo l’esperienza con Mediaset, che mi aveva obbligato a vivere a Roma, ho capito quanto mi mancava la mia città. Certo, a Roma avevo tanti stimoli e tante occasioni in più, ma ho qui la mia famiglia e la possibilità di esprimermi liberamente condividendo la mia passione con le persone a me più care. La sola cosa che non mi piace è che, a volte, una parte di Teramo reagisce in maniera strana ai cambiamenti e alle novità. Nel caso di Faremusika, per esempio, non capisco il pregiudizio di chi, forse non conoscendo bene la nostra realtà, si chiede cosa mai ci siamo messi in testa di fare. La percepisco come una cattiveria, banale se vuole, che non dovrebbe appartenere al modo di essere dei teramani». Chi è:
Nicoletta, figlia e nipote d’arte, già a otto anni intraprende l’attività artistica lavorando al fianco del papà Gianni e del nonno Nino, musicista e scopritore di talenti. Intraprende lo studio del pianoforte e si esibisce con uno spettacolo studiato appositamente per lei che la vede impegnata nel canto e nella danza in giro per l’Italia. Giovanissima, partecipa alle selezioni per San Remo entrando nella rosa dei finalisti. Fonda i Sosta Vietata, band storica con cui, tra le altre cose, ha accompagnato artisti del calibro di Goran Kuzminac, Bobby Solo, Grazia Di Michele, Fabio Concato, Laura Bono e Franz Di Cioccio (batterista cantante della PFM). Perfeziona lo studio del canto, già avviato in conservatorio, iscrivendosi all’Università della musica. Trasferitasi a Roma, firma un contratto con Mediaset come cantante solista nel cast della trasmissione di Enrico Papi “Sarabanda”. Tornata a Teramo, fonda Faremusika che, oggi, ha sede presso Arts Factory, il nuovo centro polifunzionale delle arti situato sul lungofiume Vezzola. Intervista pubblicata su “La Città” del 18 aprile 2012
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