A giugno è uscito, su svariate piattaforme digitali, l'album di canzoni inedite di Christian Felix: "IN MY ROOM", scritto, suonato, prodotto e registrato dal musicista stesso. Intervistare l'artista teramano, nato nel 1995, ed ascoltare il suo disco, è stata un'occasione in più per ricordare, a chi non lo credesse vero, che ogni generazione saprà sempre rinnovarsi ed esprimere contenuti attraverso stili propri. -Prima di tutto volevo chiederti se hai davvero suonato e registrato tutti i brani di "In my room" da solo, in casa, come si vede nella copertina del disco?. E’ proprio così . Chitarre, basso, batteria, voci ed effetti. Tutto è stato composto, arrangiato e prodotto da me utilizzando la minima attrezzatura necessaria, due orecchie attive e tanta, tanta volontà . -Quali sono le tematiche principali di questo lavoro? Ho cercato sin da subito di mettere in risalto la trasparenza del mio lavoro. “In My Room” concentra dentro di sé una grande varietà di tematiche raccontate attraverso suggestioni e persone che mi circondano , ma ben re-interpretabili per chiunque . Nell’album incontriamo l’amore che abbraccia l’odio, la suggestione spirituale di un cambio stagionale, l’introspezione incompresa, ma anche la freddezza dell’economia e la mente di un attentatore. -C'è un filo che unisce tutti i brani che hai composto? Il filo conduttore di questa moltitudine di temi è proprio l’essere umano. Ho voluto e tutt’ora voglio trasmettere all’ascoltatore l’importanza della comprensione di noi stessi, troppo spesso trascurata, e lo faccio raccontando musicalmente l’esperienza di un anno chiuso nella mia stanza rossa, dove ho potuto conoscere tantissimi Christian Felix, ognuno con qualcosa da dire, ognuno con un valido “mood” con il quale affrontare la realtà. Alla fine del tutto, unendo il puzzle, ne viene fuori la sintesi della vita di una persona, sfumatura per sfumatura. -Mi ha incuriosito l'inclusione di due interludi di pura musica elettronica strumentale in un album formato per lo più da canzoni. E’ stata una precisa scelta. Ho inserito queste due tracce per due motivi principali. In primis, ho voluto, nel mio piccolo, spezzare quello che ormai è un format nel business musicale, ovvero che ogni artista oggi costruisce il suo personaggio in una maniera talmente oculata al “lavoro” che deve assolutamente essere coerente traccia dopo traccia, anche se la sua mente artistica gli propone una fase momentanea di “nonsense”. Personalmente credo che nonostante l’evoluzione (?) musicale odierna sia ben organizzata in termini di progettazione, la Musica venga ancora al primo posto, per cui, la domanda è : “perché non inserirli” ? Il secondo motivo riguarda l’aspetto tecnico dell’artista che crea un album. E’ molto importante cercare di mettere il muso in generi che possono sembrare estranei a ciò che fai comunemente, anche se (come nel mio caso) sei un’anima Rock e lo sarai sempre, ciò non toglie che tu possa gioire e dimostrare al mondo che sei in grado di essere versatile, e magari chi lo sa, pioniere di un qualcosa di nuovo. -Spesso ci si chiede perchè molti cantanti e gruppi musicali amino cantare in inglese; cosa ne pensi? Questo per me è un argomento caldo. Faccio parte di quella piccola branchia di artisti italiani che rinnegano l’utilizzo della lingua del nostro paese nei propri lavori. Il motivo? Credo saldamente che un artista o band, oggi debba puntare sin da subito ad un mercato internazionale, deve poter essere apprezzato in ogni angolo del mondo, considerato l’alto sviluppo tecnologico che sempre più rapidamente unisce tante culture su internet e nella realtà fisica. Inoltre sono ben convinto che lo stampo di una lingua faccia un buon 40 % dell’orecchiabilità generale e ciò che penso è che l’italiano è (o meglio era, quando si faceva del buon cantautorato) buono solo per il paese stesso, è impossibile creare una grande musica universale con questa lingua, mentre l’inglese risulta la soluzione migliore, sia per la pronuncia, sia per la duttilità del linguaggio ed espressioni. Vi invito a provare a cantare i miei brani, o di qualunque altro artista che usa l’ inglese, traducendoli al meglio in italiano. -Come percepisci l'interresse del pubblico nei confronti della musica originale? E’ una lotta contro un titano . Combattere lo scetticismo, proporre del nuovo e rimanere sani mentalmente è una gran battaglia. Ma non lo farei se non credessi fortemente nel genere umano e nella sua capacità di comprendere, interpretare ed amare. Oggi più che mai, la musica maggiormente ascoltata viene dettata da qualcuno che progetta statisticamente l’opera di un artista burattino in base a ciò che le persone sono in grado di ascoltare più facilmente. Non c’è quasi più una cultura volta allo scoprire gli artisti che suscitano le emozioni che un individuo cerca, piuttosto, l’individuo ascoltatore uniforma le sue emozioni a quelle degli altri, ascoltando ciò che è più facile ascoltare e dunque dando ragione a chi lì in alto, manovra questo bel teatrino dove chi fa musica originale e nuova ha 1/10 di possibilità rispetto a chi decide di farsi disegnare in lungo e largo da qualcun altro. Ma attenzione, spesso sono stato considerato arrogante, chiarisco che io non me la prendo con l’ascoltatore (non tutti prendono la musica come causa da portare nella vita), piuttosto con chi manovra il business, e peggio ancora con quegli artisti che sono complici di tali dirottamenti. -Hai pensato anche ad un'uscita fisica del disco? Per questa volta no. Ho distribuito l’album in ogni piattaforma digitale pensabile ( oltre 150 siti e applicazioni), e ho aperto la mia disponibilità a recapitare i brani via mail o fisicamente per chi mi conosce e non sa gestirsi su internet. Anche perché, l’uscita fisica del disco è ormai caduta in disuso, anche se i vinili stanno tornando di moda e questo mi fa grande piacere. Magari in un lavoro futuro, penserò a pubblicare degli LP fisici, ma per il momento sono concentrato più che mai a preparare una solida band per sostenere una grande promozione live. D’altronde sì, l’internet è bello e posso essere ascoltato ovunque, ma il vis-à-vis è tutta un’altra emozione ! -Per salutarci ti chiedo che musica che hai ascoltato di recente? Il libro che hai letto? Film visto? Videogames giocati? Rispondo in maniera secca. Musica : Wolf Alice, The Last Shadow Puppets, Tame Impala Libro : Non sono un accanito lettore, ma di recente ho rispolverato qualche bel saggio di Freud sulle dimenticanze e sull’interpretazione dei sogni, misto ad un bel libro di filosofia sintetizzata dai tempi antichi ai giorni nostri. Film : Sono stato ( ovviamente) catturato dalla serie tv “Vinyl” , ma ormai conclusa la prima stagione, sto seguendo la bellissima prima stagione di “22.11.63” con James Franco che torna nel passato per evitare l’assassinio di J.F.K Videogiochi : Sono passati anni da quando non ho più una consolle, ma una volta ero un assiduo videogamer, sono rimasto particolarmente legato alla figura di Crash Bandicoot, che dall’infanzia ha accompagnato molte ore della mia vita, mentre in adolescenza ho trascorso molto tempo su giochi come Fifa, God Of War e con gli amici online, Call Of Duty. Ma il gioco che più ha suscitato sensazioni contrastanti è un vecchio cimelio di Playstation 1 chiamato “Micro Maniacs”, si trattava di tanti personaggi miniaturizzati, ognuno con una storia alquanto inquietante e drammatica i quali si affrontavano in gare su scenari di vita quotidiana , come garage o tavoli, bagni , giardini ecc. Interv.: Fabio Cost
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