-Da cosa ti senti ispirato per la tua musica? Penso che la maggior parte dell'ispirazione l'ho avuta dalla musica che non ascoltavo. Da lì ho capito l'importanza dell'apertura mentale a 360 gradi quando si parla di musica e non aver paura di farsi contaminare anche dai “generi” che non sentiamo ci appartengano in prima persona. -Il tuo primo album completo: "Sporcami la pelle"... di cosa? Sporcami la pelle è tutto quello che sono. Ho riversato dentro questo album tutto me stesso. Racchiude tutte le fasi che ho attraversato fino ad ora nella mia vita e con il titolo e l'immagine di copertina volevo lanciare appunto questo messaggio. Oltre al fatto che con tutte le mani colorate di vernice volevo rappresentare la contaminazione di vari generi musicali che non credevo mai potesse essere possibile. Sono lì, fanno parte di te, solo che non lo sai fino a che non vengono fuori. -Il disco è stato autoprodotto ed hai deciso di farlo avere al pubblico che incontri dal vivo a seguito di un'offerta libera. Sì, a dire il vero la metà di questo disco è stata finanziata, grazie a musicraiser, dalla gente che segue i miei lavori e voleva contribuire alla realizzazione di questo album. Quindi per metà è autoprodotto e per metà finanziato dalla mia fanbase. -Guardando i tuoi video ci si diverte davvero. Quanto conta l'ironia nella tua espressione artistica? In realtà nelle mie canzoni ci sono dei sensi più profondi di quanto lascino a vedere, mi piace coglierne l'ironia e metterla in chiave giocosa perché rispecchia quello che sono nella vita reale, oltretutto con le problematiche che ci sono nel mondo d'oggi penso che la gente voglia qualcosa di leggero con cui svagarsi e divertirsi un po'. -Oltre ad essere un cantautore ed un chitarrista virtuoso mi sembra che tu ti esprima bene anche come attore di commedia... Ahahaha si lo penso anch'io. Ho sempre sognato di fare l'attore cinematografico e sin da bambino ho frequentato qualche anno di scuola di teatro. Adoro il teatro. Poi arriva quel momento nella vita in cui capisci che devi concentrare tutte le tue energie in un unica cosa e quella è stata ovviamente la musica sennò non staremmo qui a parlarne. :-) -L'ultimo libro, film e disco che hai apprezzato. Se giochi ai videogames, a cosa in particolare? Mi piacciono molto giochi enigmatici, tra i miei preferiti Broken Sword. Sono un fan sfegatato. Per quanto riguarda i film sono un grande sostenitore del cinema e acquisto tutti i film che voglio vedere. Ho una grande bacheca con molti dvd e blu ray. Non ho un genere preferito ma adoro tutti i film purché siano fatti bene e con una buona trama. Leggo abbastanza, spesso gialli in chiave horror. Tra i miei scrittori preferiti vorrei citare stephen king, ho quasi tutte le sue opere. L'ultimo letto? La casa del buio (di S. King e P. Straub, pubblicato nel 2001-ndr). -Una domanda a cui ti piacerebbe rispondere? -Mi piacerebbe far sapere che sono in finale al Festival di Avezzano, un concorso nazionale che si svolgerà il 13 e il 14 aprile, e che inoltre sono in attesa dell'esito delle votazioni per l'ammissione a salire sul palco del 1° maggio a Roma. -Grazie e a presto. Grazie a te Fabio per questa chiacchierata. Intervista di Fabio Cost
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Antonello Recanatini, classe 1968, vive a Roseto degli Abruzzi. Più di venti anni fà era la chitarra e voce degli Sly Six (di Roseto - con Claudio Di Nicola alla batteria e Francesco Polcini al basso). Negli anni '90 si integra con gli Hidden Sins (di Teramo - poi diventati Straker's nephews) ed infine cura oggi il suo progetto acustico solista in contemporanea all'attività dei Pre-Cog in the bunker in duo con la sua compagna. Leggiamo l'intervista per Teramorock. Antonello, sei un songwriter, rocker, videoartista, appassionato di letteratura fantascientifica. Qual'è il filo che lega queste attitudini? Direi la sinergia che si crea fra passato e futuro. Sono ciò che la vita mi ha dato, e sarò' o cercherò' di essere ciò che la vita, le mie esperienze i miei interessi mi daranno. Con purezza e sincerità', come la definisco io con una attitudine Punk. Aggiungo il fatto di avere delle idee, averle per me e' importante. Nel panorama italiano, questa scarsezza di idee pervade tutto, non solo l'arte in generale, ma anche la vita sociale e politica della nazione stessa.
Di cosa parla di solito la musica che scrivi? (Quella da solista e quella con i PreCog in the Bunker). I testi delle mie canzoni, spesso sono caratterizzati da un linguaggio caro alla letteratura di fantascienza, ma non solo, anche al Cinema altra mia grandissima passione, sia dal punto di vista emotivo che tecnico. Un linguaggio il più' poetico possibile, come solista in tal caso la definizione di folksinger Sci-Fi, coniata per me, calza a pennello, ed anche nel mio progetto in elettrico, Pre-Cog In The Bunker. Io tento di esprimere una poeticità' fantascientifica, se cosi posso dire, tale poeticità' nella produzione letteraria o almeno in certe fasi della mia produzione (Combat Reading) viene fuori meno, per me la letteratura deve essere violenta, utilizzare linguaggi nuovi, brutali, un linguaggio crudo, mediato dalla strada, di rottura, come un pugno in faccia, perché' altrimenti ad essere troppo melensi, non si comunica nulla o non rimane nulla. Se Leopardi vivesse ora scriverebbe cosi, secondo me.
Cosa rappresenta esattamente per te il mondo letterario di Philip Dick? Il mondo letterario di Dick ha cambiato la mia vita, come ha fatto la musica. Le mie letture di fantascienza iniziano con 1984 di Orwell, poi la scoperta Dick, e Asimov, aggiungerei. I tanti libri letti hanno sicuramente influenzato la mia produzione musicale, ma anche quella di videomaker e scrittore. Dick ha scritto moltissimo, mantenendo una qualità' eccellente durante il corso della sua carriera, rivoluzionando e ispirando la letteratura internazionale ed il cinema, ho letto moltissimi suoi libri. Le infinite trovate narrative e profetiche fanno di Dick uno scrittore geniale, scrive benissimo, crea trame geniali, e' innovativo, ironico, profetico e filosofico, ma anche impegnato, come scrittore di fantascienza analizza la società' e ne mette a nudo i difetti, i pochi pregi, le contraddizioni e spinge a porci domande, poi le droghe, l' I-Ching, la filosofia, gli alieni, i media, un mondo complesso che fa di lui uno scrittore del quale una volta iniziata la frequentazione, non se ne può' più' fare a meno. Cosi e' per me. Cosa volevi dire con l'espressione "Abruzzo invented punk"? Una provocazione, ed una “assurda” convinzione che il Punk sia nato in Abruzzo; ma anche una citazione, “J'e 'so punk”, e' un' espressione coniata dal mio amico Marco Trentini, bassista degli Hidden Sins, band della quale sono stato chitarrista agli inizi degli anni 90. Tale espressione fa parte da anni della mia vita, spero di esternarla con ciò che faccio, la ripeto spesso, l'ho scritta in una mia poesia intitolata Ferie. Je so Punk, e' diventato un motto comune fra me ed i miei amici, e' stato lo spunto per il titolo del mio ultimo Album acustico, Abruzzo Invented Punk, che vede la collaborazione di altri musicisti della scena teramana (Andrea Marrama', Claudio e Danilo Di Nicola, Miriam Di Sabatino e Giancarlo Di Marco) edito dalla Nova Feedback Records, di Danilo Di Feliciantonio. Io non ho ancora sentito Lombardia invented punk, a me e' venuta questa idea, la trovo tuttora interessante, lo confesso sono un fan di questa regione, ma nel particolare vuole essere un omaggio a tutti gli amici corregionali che hanno condiviso e condividono con me passioni, musica ed interessi. Punk Never Dies, Abruzzo Invented Punk. InterUltimo disco, libro, film, videogame passato per le tue mani? Disco: Ogni ultimo disco di L. Cohen. Libro: We can build you, di p.k.dick Film: Shadows and Lights di S. Dwoskyin Videogame: Tetris C'è una domanda che ti piacerebbe ti venisse rivolta? Cosa pensi degli artisti? A me gli artisti stanno sul cazzo, io sono per gli scienziati e per Gerry Kasparov. ------------- Intervista di Fabio Cost. A giugno è uscito, su svariate piattaforme digitali, l'album di canzoni inedite di Christian Felix: "IN MY ROOM", scritto, suonato, prodotto e registrato dal musicista stesso. Intervistare l'artista teramano, nato nel 1995, ed ascoltare il suo disco, è stata un'occasione in più per ricordare, a chi non lo credesse vero, che ogni generazione saprà sempre rinnovarsi ed esprimere contenuti attraverso stili propri. -Prima di tutto volevo chiederti se hai davvero suonato e registrato tutti i brani di "In my room" da solo, in casa, come si vede nella copertina del disco?. E’ proprio così . Chitarre, basso, batteria, voci ed effetti. Tutto è stato composto, arrangiato e prodotto da me utilizzando la minima attrezzatura necessaria, due orecchie attive e tanta, tanta volontà . -Quali sono le tematiche principali di questo lavoro? Ho cercato sin da subito di mettere in risalto la trasparenza del mio lavoro. “In My Room” concentra dentro di sé una grande varietà di tematiche raccontate attraverso suggestioni e persone che mi circondano , ma ben re-interpretabili per chiunque . Nell’album incontriamo l’amore che abbraccia l’odio, la suggestione spirituale di un cambio stagionale, l’introspezione incompresa, ma anche la freddezza dell’economia e la mente di un attentatore. -C'è un filo che unisce tutti i brani che hai composto? Il filo conduttore di questa moltitudine di temi è proprio l’essere umano. Ho voluto e tutt’ora voglio trasmettere all’ascoltatore l’importanza della comprensione di noi stessi, troppo spesso trascurata, e lo faccio raccontando musicalmente l’esperienza di un anno chiuso nella mia stanza rossa, dove ho potuto conoscere tantissimi Christian Felix, ognuno con qualcosa da dire, ognuno con un valido “mood” con il quale affrontare la realtà. Alla fine del tutto, unendo il puzzle, ne viene fuori la sintesi della vita di una persona, sfumatura per sfumatura. -Mi ha incuriosito l'inclusione di due interludi di pura musica elettronica strumentale in un album formato per lo più da canzoni. E’ stata una precisa scelta. Ho inserito queste due tracce per due motivi principali. In primis, ho voluto, nel mio piccolo, spezzare quello che ormai è un format nel business musicale, ovvero che ogni artista oggi costruisce il suo personaggio in una maniera talmente oculata al “lavoro” che deve assolutamente essere coerente traccia dopo traccia, anche se la sua mente artistica gli propone una fase momentanea di “nonsense”. Personalmente credo che nonostante l’evoluzione (?) musicale odierna sia ben organizzata in termini di progettazione, la Musica venga ancora al primo posto, per cui, la domanda è : “perché non inserirli” ? Il secondo motivo riguarda l’aspetto tecnico dell’artista che crea un album. E’ molto importante cercare di mettere il muso in generi che possono sembrare estranei a ciò che fai comunemente, anche se (come nel mio caso) sei un’anima Rock e lo sarai sempre, ciò non toglie che tu possa gioire e dimostrare al mondo che sei in grado di essere versatile, e magari chi lo sa, pioniere di un qualcosa di nuovo. -Spesso ci si chiede perchè molti cantanti e gruppi musicali amino cantare in inglese; cosa ne pensi? Questo per me è un argomento caldo. Faccio parte di quella piccola branchia di artisti italiani che rinnegano l’utilizzo della lingua del nostro paese nei propri lavori. Il motivo? Credo saldamente che un artista o band, oggi debba puntare sin da subito ad un mercato internazionale, deve poter essere apprezzato in ogni angolo del mondo, considerato l’alto sviluppo tecnologico che sempre più rapidamente unisce tante culture su internet e nella realtà fisica. Inoltre sono ben convinto che lo stampo di una lingua faccia un buon 40 % dell’orecchiabilità generale e ciò che penso è che l’italiano è (o meglio era, quando si faceva del buon cantautorato) buono solo per il paese stesso, è impossibile creare una grande musica universale con questa lingua, mentre l’inglese risulta la soluzione migliore, sia per la pronuncia, sia per la duttilità del linguaggio ed espressioni. Vi invito a provare a cantare i miei brani, o di qualunque altro artista che usa l’ inglese, traducendoli al meglio in italiano. -Come percepisci l'interresse del pubblico nei confronti della musica originale? E’ una lotta contro un titano . Combattere lo scetticismo, proporre del nuovo e rimanere sani mentalmente è una gran battaglia. Ma non lo farei se non credessi fortemente nel genere umano e nella sua capacità di comprendere, interpretare ed amare. Oggi più che mai, la musica maggiormente ascoltata viene dettata da qualcuno che progetta statisticamente l’opera di un artista burattino in base a ciò che le persone sono in grado di ascoltare più facilmente. Non c’è quasi più una cultura volta allo scoprire gli artisti che suscitano le emozioni che un individuo cerca, piuttosto, l’individuo ascoltatore uniforma le sue emozioni a quelle degli altri, ascoltando ciò che è più facile ascoltare e dunque dando ragione a chi lì in alto, manovra questo bel teatrino dove chi fa musica originale e nuova ha 1/10 di possibilità rispetto a chi decide di farsi disegnare in lungo e largo da qualcun altro. Ma attenzione, spesso sono stato considerato arrogante, chiarisco che io non me la prendo con l’ascoltatore (non tutti prendono la musica come causa da portare nella vita), piuttosto con chi manovra il business, e peggio ancora con quegli artisti che sono complici di tali dirottamenti. -Hai pensato anche ad un'uscita fisica del disco? Per questa volta no. Ho distribuito l’album in ogni piattaforma digitale pensabile ( oltre 150 siti e applicazioni), e ho aperto la mia disponibilità a recapitare i brani via mail o fisicamente per chi mi conosce e non sa gestirsi su internet. Anche perché, l’uscita fisica del disco è ormai caduta in disuso, anche se i vinili stanno tornando di moda e questo mi fa grande piacere. Magari in un lavoro futuro, penserò a pubblicare degli LP fisici, ma per il momento sono concentrato più che mai a preparare una solida band per sostenere una grande promozione live. D’altronde sì, l’internet è bello e posso essere ascoltato ovunque, ma il vis-à-vis è tutta un’altra emozione ! -Per salutarci ti chiedo che musica che hai ascoltato di recente? Il libro che hai letto? Film visto? Videogames giocati? Rispondo in maniera secca. Musica : Wolf Alice, The Last Shadow Puppets, Tame Impala Libro : Non sono un accanito lettore, ma di recente ho rispolverato qualche bel saggio di Freud sulle dimenticanze e sull’interpretazione dei sogni, misto ad un bel libro di filosofia sintetizzata dai tempi antichi ai giorni nostri. Film : Sono stato ( ovviamente) catturato dalla serie tv “Vinyl” , ma ormai conclusa la prima stagione, sto seguendo la bellissima prima stagione di “22.11.63” con James Franco che torna nel passato per evitare l’assassinio di J.F.K Videogiochi : Sono passati anni da quando non ho più una consolle, ma una volta ero un assiduo videogamer, sono rimasto particolarmente legato alla figura di Crash Bandicoot, che dall’infanzia ha accompagnato molte ore della mia vita, mentre in adolescenza ho trascorso molto tempo su giochi come Fifa, God Of War e con gli amici online, Call Of Duty. Ma il gioco che più ha suscitato sensazioni contrastanti è un vecchio cimelio di Playstation 1 chiamato “Micro Maniacs”, si trattava di tanti personaggi miniaturizzati, ognuno con una storia alquanto inquietante e drammatica i quali si affrontavano in gare su scenari di vita quotidiana , come garage o tavoli, bagni , giardini ecc. Interv.: Fabio Cost |
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