Fatta una dovuta precisazione: il Teramorock Festival, alla seconda edizione, non ha nulla a che vedere con il blog che state leggendo (Teramorock-Musica Originale Teramana, online da quasi vent'anni) e che si tratta solo di un caso di omonimia, pubblichiamo lo pseudo resoconto della tre giorni di musica live alla Gammarana. Un salto poetico ai giorni dell'adolescenza volata via... Domenica è l’ultimo di tre giorni di concerti rock. Una manifestazione imponente, con una tendostruttura, amplificazione da grande evento e dodici band sul palco (più una, che rivela anche l’attenzione al sociale), stand per cibo e bevande. La Gammarana è un (ex?) quartiere popolare, periferico. La tendostruttura occupa un campetto da basket che mostra assenza di manutenzione. Si può mostrare un’assenza? Gran pienone all’interno. È bello vedere persone che si incontrano per tre giorni. I gruppi sono tributi al rock, con l’eccezione dei giovani Black Ink e dei più scafati Soundust, che comunque suonano brani storici. Guns n’ Roses, Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Black Sabbath, AC/DC, Doors, Metallica, Iron Maiden. Nomi che scandivano gran parte delle mie giornate da adolescente. Ero diverso e perciò emarginato, così scoprendo il rock ho capito che il disagio che provavo stando in compagnia di molti dei miei coetanei poteva trovare una casa fatta di chitarre elettriche. Questa casa si trovava lungo una strada su cui avrei incontrato compagni e sogni. Sognavamo di viaggiare in quattro su una cinquecento (nel duemilacinque), con una chitarra e un pacchetto di sigarette, e dei vestiti appariscenti per mettere su degli spettacoli memorabili. Avremmo suonato ovunque e saremmo stati insieme per sempre, vivendo nella stessa casa scrivendo canzoni e ascoltando dischi. Non sarebbe stato un problema procurarci i dischi, perchè ne avremmo aperto un negozio. Era un negozio vissuto, c’era un cabinato arcade e ci si poteva passare una giornata intera parlando dei nastri di Bohemian Rhapsody consumati da più di 180 sovrincisioni, lo dicevano tutte le biografie. Finito di stare lì andavamo in studio a consumarli noi, i nastri. Avremmo registrato un album all’anno, o anche due se eravamo ispirati, come Led Zeppelin I e II. Quando non sarebbe bastata una ballata per riposarci dalle distorsioni, avremmo potuto fare un disco folk e registrarlo in una casa di campagna, così la nostra discografia sarebbe stata tutta in evoluzione, mai un album uguale all’altro. Anche questa strada, come la casa di chitarre, nascondeva delle insidie. A volte la casa si trasformava in un tempio, e il disagio in urla, perchè essere diversi non bastava e bisognava farne una divisa da guerra. Una guerra all’ordinario, che si sarebbe spenta insieme agli ormoni da teenager in qualcosa come una riunione di classe in cui, comunque, qualcosa sentivi ancora non appartenerti. Comunque, ora riuscirei ad andare una domenica a sentire delle tribute band. Sul palco si avvicendano volti conosciuti, alcuni della mia età, molti nati prima di me. Non riesco a vedere se nei loro occhi ci sono cinquecento, chitarre, sigarette, vestiti appariscenti, negozi di dischi e nastri consumati. Si può mostrare un’assenza? di Noob Saibot
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Maggio 2025
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